CAMPO 65 la memoria che resta
La prima ricognizione storica relativa ai siti di guerra presenti sul territorio di Altamura negli anni 1942-1943.
La pubblicazione ha per oggetto i siti della seconda guerra mondiale in principal modo Campo 65, il campo dei prigionieri di guerra alleati che, con circa 12 mila unità, è stato il più grande tra gli oltre 60 campi fascisti presenti sul territorio italiano dal 1940 al 1943. Situato lungo la SP 96 tra Altamura e Gravina, questo luogo, racchiuso in un’area di circa 31 ettari,è stato testimone di vicende drammatiche che hanno segnato profondamente la vita di migliaia di persone. Si tratta di un luogo poco noto ai più (giovani e non) ma dentro il quale si sono vissute esperienze umane fatte di conflitti e di sofferenze, la cui memoria è necessaria tutelare e tramandare. È da questa necessità che nasce questa iniziativa editoriale tesa alla riscoperta, alla conoscenza di un luogo che, nell’arco di tre anni, ha visto l’avvicendarsi di migliaia di stranieri provenienti da varie nazionalità e continenti, in cui la durezza e il dolore della reclusione e dello stazionamento forzato si sono mescolate al desiderio di libertà e del ritorno in patria.
Nello stesso ambito territoriale in cui fu costruito il “Campo 65”, insistono altri siti, altri luoghi segnati dalla seconda guerra mondiale che ebbero molta importanza: il campo transito per prigionieri di guerra di Villa Serena, denominato come “Campo 51”, oltre alle due sedi degli Ospedali militari di Altamura, la prima collocata nella scuola IV Novembre, in viale Martiri, e la seconda nelle sede dell’istituto Regina Margherita, in Corso Federico, ambedue indicati con il N. 205.
La presente pubblicazione si propone come la prima ricognizione storica relativa agli anni 1942-1943, ovvero il periodo in cui fu adibito a “Campo di Prigionieri di Guerra” del secondo conflitto mondiale (Campo Concentramento P.G. n°65 Gravina). L’iniziativa è scaturita dalla volontà e dalla passione dei suoi promotori maturate negli anni per sottrarre questo sito e la storia che lì vi è stata rappresentata dall’oblio e dalla completa distruzione. Volontà e passioni provenienti da esperienze variegate e significative profuse per la conoscenza e la tutela degli ecosistemi naturali e antropici dell’Alta Murgia, sino alla istituzione del Parco nazionale, pubblicando studi e progetti di recupero che hanno riguardato le aree delle ex basi missilistiche, il sito dei prigionieri di Casale e impedendo, dopo l’assurda demolizione della maggior parte delle baracche del “Campo 65”, avvenuta tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, una presunta speculazione edilizia nella stessa area, inseguendo le tracce di alcuni dei propri rispettivi padri che, a loro volta, hanno vissuto la tragedia della guerra e della prigionia in altre nazioni europee.
Si deve, in particolare a quest’ultima attività, grazie all’intenso lavoro di ricerca di Domenico Bolognese, se è stato possibile reperire, in vari archivi europei, una notevole quantità di documentazione inedita sulla storia dei prigionieri del “Campo 65”: circa 1300 pagine di documenti, testimonianze e immagini. Materiali che saranno inseriti su questa Piattaforma che costituiscono la base di riferimento per questa prima pubblicazione.
A sostegno di questa iniziativa vi sono altri soggetti che è opportuno menzionare: il consigliere regionale Enzo Colonna, promotore di una azione regionale sui Luoghi della Memoria, oggi legge. La sindaca della città di Altamura Rosa Melodia e l’assessore alle Culture Nino Perrone, attivamente impegnati a sostegno della iniziativa. Il Comune di Altamura, è infatti Ente proprietario dell’area del Campo e beneficiario del contributo della suddetta azione regionale, che consentirà di coprire i costi per la realizzazione della presente pubblicazione, di una mostra itinerante e del sito web.
Ma oltre a queste collaborazioni, preme sottolineare lo straordinario coinvolgimento di docenti e di un numero considerevole di studenti del Liceo Scientifico di Altamura (classi 5 D-F-G) sotto la direzione delle professoresse Nunzia Cacciapaglia, Mariella Giannuzzi e Donia Mitacchione) e del Liceo Cagnazzi (classe 5 C coordinati dai professori Piero Castoro e Maria Moramarco) sempre di Altamura che, con entusiasmo, hanno accolto l’invito dell’Associazione Campo 65 a collaborare nella ricerca e documentazione, a partire dai materiali messi loro a disposizione.
A proposito di docenti e storici locali, importante è stato il contributo del prof. Giuseppe Dambrosio che da anni si occupa delle vicende che interessano la nostra città e il nostro territorio, attingendo a materiali inediti dagli archivi locali e non.
Importante l’apporto degli studenti dell’Università di Foggia, coordinati dall’archeologo prof. Giuliano De Felice e degli studenti di Design del Politecnico, guidati dal loro docente, Michele Colonna.
Infine, e forse ancora più importante, il coinvolgimento di non pochi parenti di prigionieri transitati all’epoca nel Campo, i quali non solo ci hanno già onorati della loro visita, anche in occasione della prima manifestazione pubblica e della relativa visita guidata sul Campo, avvenuta nel giugno del 2018, che ci hanno inviato altri documenti, diari e immagini che arricchiscono notevolmente l’Archivio che si sta attualmente organizzando.
Una corale e inedita forma di partecipazione, una vera e propria Comunità di Patrimonio, sostenuta da una convergenza di interessi e da una necessaria e formidabile passione civile che possa essere contagiosa per consentire di trasformare i ruderi del sito, tra Gravina e Altamura, in un luogo democraticamente attivo in grado di favorire la crescita civile e culturale delle nostre comunità, anche attraverso l’educazione, l’apprendimento e la socializzazione di fatti ed eventi del passato che possano alimentare positivamente la nostra memoria e tramandarla alle future generazioni.